FAQ

G.A.P. Quando il gioco diventa dipendenza.

Strategie di prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo patologico.

F.A.Q. Di seguito le domande raccolte durante l’incontro di ludopatia e dipendenze da tecnologia e social svoltosi presso l’Istituto Falcone di Palazzolo sull’Oglio (Brescia) il 14 marzo 2023. Ringraziamo i ragazzi e le ragazze dell’Istituto per la loro partecipazione e per aver contribuito alla creazione di questa pagina grazie alle loro domande.

Se sentissi di avere bisogno di un supporto e vuoi conoscere una struttura in grado di aiutarti, contatta il numero verde 800 60 85 86.

DOMANDE DI ORIENTAMENTO PERSONALE

  1. Spendere tempo e denaro al gioco piuttosto che passare il tempo con gli amici e familiari
  2. Mentire ad amici e familiari
  3. Sentirsi di cattivo umore, irritabilità o arrabbiati
  4. Difficoltà nel concentrarsi sul lavoro e nello studio
  5. Sentire che il gioco si è impadronito di te
  6. Aumento dell’indebitamento quando si tratta di azzardo
  7. Giocare soldi destinati ad altro
  8. Difficoltà a pagare i conti per tempo
  9. Pensare che continuare a giocare allevierà i problemi finanziari
  10. Avere bisogno di aumentare le scommesse per provare lo stesso brivido

Fin dalla nascita, che lo si voglia o meno, dipendiamo da qualcuno (gli affetti) o da qualcosa (aria e acqua, ad esempio). Ed è sano fintantoché da un determinato oggetto (il telefonino, un video gioco, una relazione) non dipende la nostra illusione di felicità. Su quell’oggetto vengono sfogati tutti i nostri desideri di soddisfazione, non cercando più altro all’infuori di esso, poiché ci si illude invano che esso possa farci sentire meglio. Nel momento in cui si diventa dipendenti, si inizia a danneggiare se stessi psicologicamente, fisicamente ed anche economicamente, e le persone vicine (rubando denaro, ad esempio, o sfogando la frustrazione nella relazione). La dipendenza domina la capacità di scegliere il meglio per noi stessi, perdendo lo stimolo a vivere la giornata come una scoperta continua di relazioni ed esperienze nuove.

Per uscire dalla ludopatia è necessario spostarsi verso nuovi interessi ed acquisire la capacità di controllare il piacere del gioco; pertanto, risulta spesso difficile guarire senza un aiuto esterno.

La capacità di essere obiettivi e di giudicare cosa contribuisce o meno al nostro benessere si perde man mano che cresce la dipendenza, soprattutto quando si è soli e senza aiuto.

Ecco alcuni suggerimenti utili: parlare con chi senti più vicino a te, che sai che vuole il tuo bene e che possa  ascoltarti; trovare altri interessi che ti distraggano da quel modo più sicuro di passare il tempo perché solo apparentemente controllabile; ogni giorno reagire sempre di più facendo una semplice azione diversa che interrompa quello che sembra imperdibile, ad esempio lasci il telefono nella scatola del “dopotiritrovo”, esci dalla stanza, successivamente da casa, poi ti allontani maggiormente dal telefono e dai social, per più tempo. Inizialmente appare difficile ed infatti è la sfida che avrai il piacere di superare e che col tempo serve per aiutare il cervello a vedere nuove opportunità di provare il piacere.

Interrompendo il flusso di concentrazione e di chimica nel cervello si crea un corto circuito e la rabbia è una emozione molto frequente, soprattutto nei confronti di coloro che cercano di farti allontanare dall’oggetto verso cui hai dipendenza. Purtroppo, peggiorando anche le relazioni con chi si avvicina e cerca un dialogo, diminuiscono anche le risorse e le possibilità per uscirne.

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Comprendi di essere dipendente dal telefono quando non ti sai separare da quell’oggetto e non sai controllare il tempo di sospensione perché lo percepisci come fosse indispensabile: non ti fa fare altro.

Il rischio nel gioco c’è tutte le volte che stai a lungo tempo su quell’attività e il cervello non ti comanda di interromperlo, perché il piacere di sfidare blocca la capacità critica di decidere; interrompere crea “frustrazione” e quindi capisci di esserne dipendente.

Un ragazzo/a può arrivare ad un gesto estremo quando si isola, è solo/a e non racconta le sue emozioni ad un adulto in grado di capire ed aiutare.

Non giocare totalmente non è una soluzione: imparare a controllare le proprie azioni e scelte è la sfida del crescere. Se non sperimenti non impari; se fai sempre la stessa cosa ti senti sì sicuro, ma non rinforzi le capacità di conoscere e di gestire le emozioni come rabbia e dispiacere, che tramite l’esperienza invece impari a controllare.

I giochi sono utili per divertire: ciò che fa male è il lungo tempo senza interruzione, soprattutto quando si svolge con l’utilizzo di denaro e con l’illusione di guadagno.

Il tempo di interruzione è relativo e dipende dalla persona, l’importante è essere occupato in modo sano, ad esempio, con qualcuno a te caro o in attività che ti fa sentire bene.

Durante il gioco vengono prodotte delle sostanze chimiche che influiscono sul sistema nervoso e che provocano la difficoltà a smettere, creando così dipendenza. Il gioco infatti stimola il rilascio di dopamina, anche detto l’ormone del piacere e della ricompensa. Si tratta di una molecola che viene prodotta nel cervello umano e che agisce nella trasmissione dei segnali tra le cellule nervose (neuroni). Più tempo e più ripetizioni di gioco si hanno e più si ha iperstimolazione a produrre dopamina, che genera a mano a mano dipendenza patologica.

Giocare ai giochi on line diventa una grande perdita di tempo quando non fai altro, quando non fai le esperienze che rafforzano la tua capacità di stare bene con te stesso, con i tuoi affetti e con le persone che frequenti.

I social, così come alcuni giochi apparentemente innocui, in verità creano l’abitudine al gioco d’azzardo senza accorgersene. Talvolta ce ne sono di molto pericolosamente nascosti in attività che non lo sembrano. Leggi le domande sul gioco di azzardo, scopri il meccanismo che c’è dietro e se hai dei sospetti di essere coinvolto, consultati con un adulto competente.

Bisognerebbe condividere cosa si intende per “stare male”. Rimanere male per aver perso ad un gioco può essere una reazione del tutto normale, soprattutto quando dura poco e si riesce a gestire la sensazione di frustrazione. Quando stai troppo male per aver perso ad un gioco a tal punto da voler provare e riprovare, da ripensarci con frustrazione durante la giornata, cambiando a lungo il tuo umore e le tue reazioni, è probabile che si sia innescata una dipendenza.

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Non è il tempo a definire la dipendenza, bensì le reazioni che si hanno rispetto all’oggetto che interessa questo fenomeno. Se non te ne riesci a staccare, provi spesso frustrazione e non pensi ad altro, le tue relazioni peggiorano, hai probabilmente una dipendenza che prescinde da quanto tempo fa è cominciato il coinvolgimento con l’oggetto.

Non è possibile stabilire un tempo di guarigione poiché ogni persona è unica e la riuscita di un percorso dipende dalla propria convinzione e desiderio di stare bene, dalla consapevolezza di sé e di quanto di negativo è accaduto e di quanto di positivo può accadere uscendone. L’impegno, la costanza e un corretto aiuto esterno, sono fondamentali per accorciare i tempi di ripresa.

Quando accade qualcosa che ci fa stare male qualsiasi sentimento si provi è necessario accettarlo; inoltre, è importante capire quale comportamento corretto ci aiuta a superare la rabbia o il dolore. Giocare on line da l’illusione di controllare la situazione perché distrae dal problema e dall’emozione, ma non possiamo considerarlo la cura del malessere; quando avremo smesso di giocare, il problema e le emozioni saranno ancora lì.

I giochi possono essere molto utili poiché nel tentativo di risolvere un problema, di superare un ostacolo e raggiungere un obiettivo, stimolano il cervello allo sviluppo di nuove abilità, consolidando capacità e apprendendo nuove competenze. Il gioco diventa deleterio quando accresce in noi il desiderio di sfidare la fortuna scatenando la ripetizione alla ricerca della vincita che è casuale e non ragionata, generando così dipendenza.

Il caso, la noia e l’illusione di controllare una realtà che appare vera ma virtuale, conducono a perdersi in un mondo parallelo perché non si riesce a controllare la vita reale, che in quel momento non da piacere.

La cosa migliore da fare per capire se un gioco è pericoloso è confrontarsi con un adulto, chiedere la sua opinione su quelli che possono essere i risvolti che a prima occhiata magari non noti.

DOMANDE DI AIUTO AL PROSSIMO

Quando ritieni che un tuo amico potrebbe avere una dipendenza, rivolgiti ad un adulto che lo conosce affinché consulti un professionista che possa fare una valutazione. Al contempo, è importante coltivare una relazione positiva con il tuo amico, continuare a fare le attività che vi hanno sempre fatto bene, come fare sport, chiacchierare e scherzare insieme, evitando, se possibile, che si isoli.

Le persone dipendenti hanno difficoltà ad ammettere di esserlo, fra l’altro spesso si illudono di smettere quando vogliono; pertanto, di fronte ad un confronto sull’argomento potrebbero negare innanzi tutto a loro stessi di avere una dipendenza.

Purtroppo, la persona dipendente fa di tutto per distrarre amici e familiari dal problema. Si dice spesso che non si può aiutare chi non vuole essere aiutato, ma occorre non mollare, rivolgersi ad adulti e professionisti per cercare un aiuto; nel frattempo è importante mantenere una relazione serena con la persona: continuare a parlare, a ridere e a stare bene insieme può essere un ottimo aiuto per accompagnare la persona ad un sostegno e non isolarla.

DOMANDE DI CHIARIMENTO

Giocare serve ad imparare a relazionarsi con le proprie emozioni e ad usare le proprie life skill, competenze utili alla vita. È bene provare piacere nel giocare e anche nel vincere perché si è stati capaci, e non per mera fortuna; è utile riconoscere le proprie capacità attraverso le prove che propone il gioco per sviluppare la propria autostima. I bambini piccoli, infatti, giocano con i giocattoli molto tempo perché questo è il mezzo con il quale apprendono e crescono. Quando nasce una dipendenza da un gioco è allora che non è più un gioco.

Qualsiasi gioco può diventare d’azzardo se mal gestito emotivamente ed economicamente.

Certamente, esistono degli aiuti specifici anche per le dipendenze sessuali. Se sospetti di esserne vittima, contatta un adulto che possa indirizzarti verso un servizio di supporto.

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La legge impone la tutela del minore fino ai 18 anni perché il cervello non è ancora formato ed in grado di controllare le conseguenze delle proprie esperienze. Leggi anche la domanda A quale età è concesso di poter giocare d’azzardo?

DOMANDE SUL GIOCO D’AZZARDO

Perché si perdono molti soldi, e aumentano le persone che ne diventano dipendenti! Pensa che in venti anni si è moltiplicato per 15 volte il denaro puntato in Italia. Si gioca d’azzardo nei bar, nelle sale slot sale, nei centri per le scommesse. Si comprano quasi 10 miliardi di euro di Gratta e Vinci. E poi sta montando all’inverosimile l’azzardo online. Ci sono siti che simulano un casinò vero e proprio, dove si gioca anche con le carte virtuali. Casinò aperti mentre si ha in tasca uno smartphone, per esempio, dove si fanno girare le slot machine digitali. E poi sale bingo online e piattaforme per scommettere su match sportivi.

No, tutt’altro. Fino all’anno 2000 gli italiani, in maggioranza, giocavano d’azzardo con moderazione, preferendo mettere da parte soldi, nel risparmio familiare. Oggi tale “gioco” coinvolge circa metà della popolazione, aggrava la condizione dei cittadini poveri e spinge a far debiti. Inoltre, crea contrasti tra le persone, e incentiva la criminalità che presta soldi ai giocatori e ricicla i proventi dei reati. Quanto più aumenta la diffusione, tanto più numerosi sono i casi di “azzardopatia”, cioè di dipendenza da scommesse, lotterie, slot machine ecc. Alla quantità di denaro corrisponde anche il tempo di vita delle persone che è assorbito per giocare d’azzardo.

Sì, perché è gioco d’azzardo è l’atto di puntare denaro sperando di ottenere un premio, se si verifica un risultato sconosciuto e per caso. Nessuno può far estrarre di proposito proprio quel numero su cui ha scommesso. Così, persino durante la partita di calcio, se scommetto denaro per indovinare la squadra che riceverà per prima una punizione per un fallo. Non è infatti prevedibile a chi capiterà il fischio dell’arbitro.

Inoltre, il gioco d’azzardo ha questo meccanismo: una volta puntato del denaro, non si può più tornare indietro, né riavere la somma.

Si sceglie e si punta su un numero o una combinazione di numeri per una lotteria, per l’estrazione dei numeri al lotto, oppure per giocare a altri tipi (per esempio “Win for life”). In teoria quei numeri potranno risultare estratti. Un altro modo di giocare d’azzardo è spingere dei bottoni sperando che esca una sequenza di simboli uguali, al termine dei veloci movimenti di una macchina automatica (slot-machine). Oppure si scommette sull’esito di un match sportivo, su una sequenza di figure che si affiancano sul display di una slot machine dopo averla azionata, o sulla combinazione di numeri e lettere, che apparirà appena rimossa la vernice che copre lo spazio di un tagliando. Tutto questo in teoria, perché capita, anche spesso, che il meccanismo sia manomesso e che il gioco sia truccato.

Nell’azzardo non conta né l’abilità né l’intelligenza per conquistare un premio (soldi o equivalenti). Confrontiamolo dunque con le altre tre forme di gioco che l’umanità ha da sempre praticato. La prima modalità è il gioco di abilità-agonismo (vince il migliore e il più preparato). La seconda modalità è mascheramento (per esempio nel carnevale, nella simulazione di personaggi, nell’indossare abiti o parrucche per non farsi riconoscere ecc.). Infine, c’è da sempre il gioco di vertigine: perdere momentaneamente il controllo di sé (correre in una discesa, saltare, cadere, rotolare, dondolare forte sull’altalena o girare velocemente su se stessi o su una giostra).

Una parte di quelli autorizzati dallo Stato (ben 51 tipi diversi!) sono in funzione in bar, tabaccheria, sala slot, sala scommesse, edicola di giornali, sala bingo, cioè in un luogo fisico del quartiere. Gli altri girano sui siti internet. In quest’ultimo canale, si accede da computer, tablet, smartphone.

Parallelamente funzionano anche i giochi d’azzardo clandestini, in violazione delle leggi, anche questi da un punto fisico (bisca nascosta) o da un locale per scommesse che opera alla luce del sole, ma che dispone di un portale parallelo illegale (occultato dietro quello autorizzato). Succede così che il gestore della sala scommesse, dopo aver raccolto la puntata, aziona un meccanismo e la trasmette in un sito estero, privo di licenza.

Sì, con il praticare abitualmente i giochi d’azzardo aumenta il rischio di una vera e propria dipendenza. Per comprenderlo ci si deve soffermare prima sul concetto di dipendenza in generale e sul concetto di dipendenza patologica. C’è infatti differenza da chiarire bene.

Dobbiamo infatti corredare la parola “dipendenza” con questo aggettivo: patologica. L’uomo – come tutto ciò che vive nel creato – è infatti “dipendente”: dall’aria, dall’acqua, dal cibo, dalle relazioni sociali, dai sentimenti verso il prossimo ecc. Il danno deriva invece dalla dipendenza patologica, che è contrassegnata da disturbi mentali e fisici, che genera dei danni alla persona, alle sue relazioni familiari e sociali, alla generazione presente e alle generazioni future.

Vi sono delle sostanze chimiche che incidono sull’organismo umano, e in particolare sul suo sistema nervoso, provocando nella persona la difficoltà grave a smettere di assumerle: tabacco, alcol, stupefacenti, cibi e bevande con molto zucchero e grassi. Vi sono poi forme di comportamento che si evolvono verso la dipendenza patologica: tra queste vi è il gioco d’azzardo.

Il consumo di sostanze o la diffusione di comportamenti che provocano dipendenza patologica possono essere indotti dall’industria per scopo di profitto, oppure possono avvenire spontaneamente dalla persona o dal gruppo al quale appartiene.

Il campo dei prodotti che l’industria immette sul mercato, prospettandoli con mezzi raffinati di pubblicità (spesso occultata) comprende sia generi di consumo “che si toccano” sia servizi “immateriali” o virtuali. Talune industrie non si preoccupano della salute e, pur di ricercare più clienti, e per mantenerli “fedeli”, mancano di rispetto alla persona. Procedono infatti a indurla in uno stato di dipendenza patologica – chiamano questo “fidelizzazione del cliente” – facendo consumare e spendere più soldi possibile. Il gioco d’azzardo attuale funziona proprio così, poiché è progettato e diffuso sempre più largamente grazie all’induzione a una dipendenza patologica

E’ una forma di “dipendenza senza droga”. Si ingenera senza assumere alcuna sostanza chimica, come avviene invece per tabacco, alcol, stupefacenti). Era conosciuta già negli anni 60 del Novecento, ma è esplosa in Italia dalla fine degli anni 90. Dal canto suo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, fin dal 1992 ha incluso questa patologia nell’elenco ufficiale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati. Come si manifesta? Nel giocare d’azzardo con alta frequenza e di continuo, fin quando l’abitudine arriva a dominare la vita della persona a scapito dei valori e degli obblighi sociali, lavorativi, materiali o familiari.

Il gioco d’azzardo attuale, cioè quello commercializzato in grandi volumi dall’industria del settore, stimola il rilascio di dopamina. Si tratta di una molecola che viene prodotta nel cervello umano e che agisce nella trasmissione dei segnali tra le cellule nervose (neuroni). Più tempo e più ripetizioni di gioco d’azzardo si hanno e più si ha iperstimolazione a produrre dopamina, che genera a mano a mano dipendenza patologica.

La scienza lo descrive da molto tempo. Lo psichiatra americano R.L. Custer, già nel 1982 mostrò le fasi della vita della persona coinvolta nell’azzardopatia. Si comincia con la fase “Vincente”: il giocatore all’inizio avverte un senso di prestigio, onnipotenza, energia…  La luna di miele finisce presto ed egli entra nella fase “Perdente”: vuole “rifarsi”, e perciò continua a perdere. La terza fase è la “Crisi”, sparisce l’amor proprio, è bugiardo in famiglia e con gli amici, si rovinano i rapporti e si accumulano debiti di gioco. La quarta fase è la “Disperazione”: cerca qualche soluzione, si procura soldi rubando, immagina di fuggire o di togliersi la vita. Con la quinta fase si decide e prova qualche cura. Glielo chiedono i familiari. È stressato e affranto. Ma finalmente si inizia la cura (sesta fase) e prova a salvare il patrimonio familiare mentre i creditori lo perseguitano. Riprende a vivere, ritorna la coscienza, insieme agli affetti e alla spiritualità. Vi saranno spesso delle Ricadute (settima fase), ma il traguardo della «Guarigione» è alla portata.

E’ vero, si tratta di una grave contraddizione e di un doppio messaggio. La cosa viene giustificata così: a) moltiplicando la distribuzione del gioco d’azzardo autorizzato, le persone si allontanano dal gioco clandestino; b) attraverso i molti giochi legalizzati, lo Stato incassa denaro invece di tassare i cittadini; c) la maggior parte delle persone non contrae dipendenza patologica.

A questi argomenti, i critici obiettano così: a1) più fitta e insistente è la distribuzione dell’azzardo, più aumentano i giocatori, e in proporzione le azzardopatie. Mentre la criminalità mantiene e allarga il numero dei suoi clienti; b1) dall’azzardo entrano denaro per tasse, ma non si aggiunge a quanto già il fisco ottiene. Se spendono e perdono soldi per l’azzardo, alle persone ne restano di meno per comprare altre cose da consumare. Su tutto quello che acquistiamo, infatti, gravano delle tasse. Se consumiamo di meno, il fisco incassa di meno; c1) i giocatori patologici sono arrivati al numero spaventoso di oltre 1 milione e 500 mila persone (Istituto Superiore di Sanità).

Cerca di tamponare la falla, con interventi di prevenzione (invitando a giocare con moderazione o “responsabilmente”) mentre predispone servizi di cura nelle aziende sanitarie. Per contrastare la criminalità si provvede a specializzare le forze di polizia.

Di recente è tornata in discussione un progetto di legge per cambiare le norme nazionali e locali, anche perché le Regioni e molti Comuni (che anch’essi sono parte dello Stato!) hanno emanato leggi e regolamenti per almeno ridurre i rischi per la salute dei loro cittadini.

Secondo la legge, i cittadini aventi meno di 18 anni d’età compiuti non possono né entrare in un locale dove si gioca d’azzardo né, tanto meno, praticarlo. I gestori dei locali dovrebbero negare ai minorenni la raccolta di scommesse e di altri giochi.

In pratica, tuttavia, l’Istituto superiore di Sanità ha rilevato che almeno 670 mila studenti comunque giocano d’azzardo nel corso dell’anno. Di essi circa 70 mila presentano un serio rischio di dipendenza patologica molto seria.

In passato la differenza era netta: il videogame era disponibile nella sua interezza, dopo aver acquistato la console, il dvd (anche solo affittato), dopo aver scaricato un software.

Adesso gioco d’azzardo on line e gaming tendono a convergere. La differenza è che il denaro si presenta come lo scopo del giocare d’azzardo, mentre nei videogiochi è il mezzo per proseguire in un modo molto particolare: acquistando, ad esempio, un “scatola” (loot box) che può contenere quantità ignote di crediti di gioco e elementi importanti di gioco (figure di calciatore campioni, di armi letali ecc.). Ma quel che c’è nella scatola è incerto: è come una lotteria nel videogioco!

Si può agire come singole persone o come gruppo di coetanei, per esempio tornando ai giochi più semplici e tradizionali da praticare in presenza fisica (sport, relazioni sociali, attività all’aria aperta) e stabilendo limiti massimi non oltrepassabili per i videogiochi.

Gli amici e i compagni possono offrire un sostegno morale in chi è in condizione di dipendenza. Lo si può aiutare a trovare la motivazione a farsi seguire da un servizio di tutela della salute (presso Aziende sanitarie o Terzo Settore). L’incoraggiamento delle persone vicine è importante, anche perché evita che egli subisca etichettamento, isolamento sociale, perdita di relazioni con i pari.

In ogni caso è importante parlarne in famiglia, a scuola con gli insegnanti, con chi segue i ragazzi nell’attività sportiva, negli oratori e in tutti luoghi della socialità.